sabato 24 gennaio 2015

Fiammabianca



  

Vincitrice della rassegna culturale “Emozioni di  colori e parole”, Fiammabianca è una favola moderna per ragazzi e adulti, dove non mancherà la lotta contro una misteriosa forza.
Giulia è una ragazzina dotata di un potere magico che viene costretta dal padre a frequentare una scuola specializzata. Comincia così l’affascinante avventura di questo libro, che porterà la nostra protagonista alla scoperta di un passato oscuro. 

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Titolo | Fiammabianca
Autore | Elena Maneo
ISBN | 978-88-92649-65-1
Immagine di copertina | © Elena Maneo
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La partenza

Distinse immagini di una donna in fin di vita. Boccheggiava e muoveva le dita in modo enigmatico. Le gambe magre e rigide. E poi ci fu un urlo disperato.
“Non ricorderai nulla!”
Le braccia si allungarono come bastoni appendiabiti, e si trasformarono in un fuoco bianco che prese a volare come se fosse l’Araba fenice.
Giulia si svegliò nel cuore della notte, terrorizzata. L’incubo era tornato. Ed era tornato anche il ricordo della maestra della scuola elementare. Per molto tempo l’aveva trattata male, e lei si era lasciata trattare male. Aveva cercato di difendersi, ma invano. Molte volte l’aveva sgridata in uno stanzino scuro accusandola di essere una strega. E Giulia quelle volte aveva toccato con dita tremanti le sue amare e calde lacrime. Aveva chiesto al suo angelo custode che l’incubo della cattiva signora l’avesse lasciata in pace, ma l’aiuto non era mai arrivato. A tredici anni era abbastanza grande da superare le sue paure.
La triste ragazzina si mosse verso la finestra della stanza da letto. Una lacrima le rigò il bianco faccino. Contemplò l’unica stella brillare nel cielo della notte. Era bella. Una stella rara, proprio come lei, che luccicava ed era speciale. A scuola le amiche la prendevano in giro ma Giulia sapeva di essere un tesoro immenso e raro. E quando quelle ragazze l’avrebbero cercata con sincerità, avrebbero tentato di trovare un tesoro affondato ormai irrecuperabile.
Era un momento in cui voci oscure sussurravano cose semplici di vita e coraggio. Ma qualcosa di orribile stava per accadere. I suoi occhi colmi di lacrime che parlavano alle entità spirituali, così attenti alle doti extrasensoriali, lo percepirono. I suoi occhi penetranti e nerissimi che pensavano all’alba, al tramonto, all’amore, alla paura, alle ore, sprigionavano ardore. E il panico, proprio come un gatto, tirava fuori gli artigli.
La paura era sempre in agguato. Sentiva come se la paura fosse una bestia, un mostro nascosto che usciva all’improvviso per toglierle il respiro. Si sentiva come se fosse chiusa dentro una grande prigione, puzzolente, oscura e buia, senza finestre.
Capitava spesso di sentire il bisogno di amicizia; con un’amica o un amico avrebbe potuto superare qualsiasi cosa. Amicizia, una bellissima parola spesso abusata, e lei non avrebbe mai fatto cattivo uso se solo l’avesse avuta. Purtroppo, la maledetta scatola invisibile la intrappolava così all’improvviso le premeva contro sempre i soliti pensieri: la solitudine, dura e rigida. La paura felina, l’abbandono, il male e tante lacrime da versare in ogni dove.
Fuori in strada niente si muoveva, e di solito Giulia vedeva le auto sfilare una dopo l’altra con i volti dei bambini assonnati affacciati al finestrino dell’auto. La via era deserta e non c’erano cani randagi a zampettare sui marciapiedi. Non c’era la pioggia, il vento o la neve.
Distolse lo sguardo dalla finestra e scrutò a lungo la sveglia sul comodino.
“Che stupida” pensò fra sé. Erano le quattro del mattino e a quell’ora non passavano macchine o altre vetture. Qualche creatura notturna ogni tanto sorvolava la zona in cerca di un riparo, ma niente più. Le piaceva guardare cose semplici. Fece un sospiro, e si toccò i capelli rosso rame, mentre le piccole lentiggini sul naso risaltarono per un istante.
La stanza era poco ammobiliata, e l’unico oggetto carino era il comodino ricoperto da un centrino di pizzo bianco.
La ragazza prese dal cassetto una torcia elettrica e un piccolo volume di poesia rilegato e ben curato. Si sedette sul letto e lo aprì. Sulla prima pagina si mostrava una dedica che le piaceva tanto:

Alla mia cara Giulia
un abbraccio e una carezza
con tanto amore
da nonna Raffaella

Nonna Raffaella era stata una vera amica e le mancava molto. Richiamò alla mente il suo dolce sorriso, i capelli striati di argento e le mani amorevoli e fragili.
Le decorazioni di Natale fai da te e le torte al cioccolato erano un ricordo davvero dolce. Avevano scherzato, giocato, gonfiato palloncini e fatti scoppiare per ridere del botto. Ricordava la sua bontà e generosità. Rammentò gli occhi azzurri, i lineamenti marcati del volto, e si mise a piangere come una fontana. A quel ricordo le sue mani delicate presero fuoco. Due fiamme bianchissime, di puro candore, che parevano ali di un angelo. Lasciò immediatamente andare il regalo della nonna per paura di bruciarlo. Fissò le fiamme lattescenti muoversi come due drappi al vento. Le sue mani ridotte a un paio di lingue di fuoco latteo ormai non la spaventavano più. Un dono concesso da un misterioso angelo caduto dal cielo o una punizione da parte del diavolo? Di certo era una cosa straordinaria, anche se faticava a controllare quell’eccezionale potere.
Il fuoco bianco si manifestava all’improvviso, anche per una piccola emozione, e l’amore per l’amata nonna defunta era più di una piccola emozione.
Si alzò e si ricompose. Molto piano le fiamme svanirono lasciando visibili mani fragili e fanciullesche, che nella semioscurità sembravano guanti solitari.
Ascoltò in silenzio i rintocchi del pendolo in cucina, quando capì che c’era un altro rumore ad accompagnare il pezzo d’antiquariato di sua madre. Riconobbe i passi veloci di suo padre rimbombare sulle mattonelle del pavimento. Pochi istanti dopo la porta si schiuse e una nuvoletta di fumo vorticò per alcuni secondi nella stanza.
“Fiammabianca, sei sveglia?”
La ragazza sgranò gli occhi, col cuore che batteva forte nel petto. Suo padre era vestito di tutto punto, con una giacca purpurea che puzzava di vecchio. Chissà dove l’aveva raccattata! I capelli corvini con ciuffi ribelli che andavano in tutte le direzioni come se fossero stati soggetti alla tortura dell’elettroshock. La corta barba che gli incorniciava il mento appuntito lo faceva vedere un uomo autoritario che mostrava i suoi cinquant’anni di età.
“Che succede, papà?” chiese Giulia, preoccupata dal tono della voce del genitore. Cercò comunque di man-tenere la calma, sapeva che le fiamme bianche sarebbero apparse anche per l’agitazione e non doveva agitarsi.
“Fai la valigia e vestiti.”
“Perché?”
“Ti accompagno da una persona.”

CONTINUA...