venerdì 9 settembre 2022

Ely e Il rifugio delle anime - editore YouCanPrint




Il rifugio delle anime è una raccolta intensa e compatta di poesie, alcune premiate in vari concorsi letterari, come la pluripremiata “Una lacrima di sabbia”.

I versi ci conducono alla lotta per la legalità, la piega marcia del bullismo, gli ex manicomi degli orrori come Volterra, Villa Azzurra e Mombello. Ma non mancano parole di coraggio e speranza per affrontare le difficoltà della vita.

Un libro che regala emozioni e sensazioni a un passo dal cuore delle anime.

https://www.youcanprint.it/il-rifugio-delle-anime/b/02655868-79b7-5d90-95ba-425f5167410d 


Ely - premiata

Premio Letterario Internazionale "Un libro amico per l’inverno"  XII edizione 2023 - Premio Speciale miglior romanzo fantasy con il mio libro “Ely” (YouCanPrint)

Ely è una ragazza che vive con il suo gatto in un paese tranquillo. Un giorno il suo amato felino viene rapito da un bruto. Ely partirà alla ricerca del suo gatto. Un'avventura che affascinerà grandi e piccoli, fino al colpo di scena finale. Un libro capace di incollare alla sedia il lettore, che regala emozioni, soprattutto una lettura a cui riflettere sull'imbalsamazione abusiva. Ricco di mistero, che vi farà scoprire un'investigatrice coraggiosa.

https://www.youcanprint.it/ely/b/8c549ed9-0856-5fbe-8a87-57783cd26a5c




venerdì 7 agosto 2020

Olgan Main

Olgan Main  booktrailer




Grazie al poeta Flavio Provini per aver apprezzato il mio lavoro "Olgan Main", libro adventure per ragazzi.



Grazie alla mia amica Tania che si porta in vacanza il mio libro adventure per ragazzi "Olgan Main". Presso Gardaland Adventure Hotel



 

"Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno."
(Guy de Maupassant)

L’opera letteraria di Elena Maneo è un breve fantasy avvincente e caratteristico. Ricorda un altro libro di successo della Maneo, il giallo “I curiosi casi di Mazavara”. E in questo volume non manca di certo una buona dose di avventura.

Olgan Main inventa un aggeggio per viaggiare nel tempo. Addolorato per l’abbandono dei suoi genitori, riesce a realizzare una vera e propria macchina parlante che lo accompagnerà nelle sue avventure.A ogni capitolo Olgan Main cattura il lettore e lo catapulta in un’avventura all’Indiana Jones, in mezzo a pirati, mummie, prigioni, musei, mascherine veneziane, la Londra vittoriana e Sherlock Holmes.Tema soffice, con qualche sfumatura di umorismo, un libro piacevole e scorrevole.

 

Stefano Fontana

 (Critico e docente)

mercoledì 22 gennaio 2020

Gorfan


Gorfan - booktrailer -



Alex, Maximilian e l'anziano antiquario Marcel partono per un viaggio alla ricerca di un oggetto magico e potente. Scopriranno la forza dell’amore che solo la vera amicizia può donare, assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Un viaggio che li catapulterà in un altro mondo, diverso e fiabesco, e che insegnerà loro il valore dell'affetto fraterno. Un’avventura dove tutto può succedere, e dove tutto può tornare indietro, oltre il confine dell'immaginazione.

In copertina: illustrazione dell’autrice

Autore Elena Maneo© Tutti i diritti riservati

Vietata la riproduzione sotto qualsiasi forma, senza il permesso

scritto dal titolare del copyright.


Tratto dal libro


La scuola era un edificio un po’ bizzarro, con grandi finestre ad arco, colorate come l’arcobaleno. Era situata in St. Ann’s Terrace di Londra, dove si poteva godere della vista del famoso Saint John’s Wood Church Gardens. Ma anche l’istituto scolastico godeva del suo giardino, c’erano alcune case intorno, abitate da stravaganti individui che amavano dormire tutto il giorno, e non sopportavano il chiasso degli allievi all’uscita della scuola.
   All’inizio dell’anno scolastico Alex vide nuovi insegnanti, nuovi allievi, le bidelle fare gesti di benvenuto, ma ora, parevano scomparire tutti quanti nel mondo pittoresco circostante.
   Molti avevano cambiato scuola così all’improvviso da sembrare una magia, e l’unico sostegno della scuola, che incoraggiava nuove teste e voglia di studiare era Geremia Spring, l’elettricista. Sempre serio e curvato su sé stesso a pensare a come costruire una zattera migliore su cui navigare. Ogni tanto Alex faceva compagnia all’anziano elettricista, ma spesso si sentiva terribilmente solo.
   Alex era un ragazzino di undici anni che amava indossare maglie blu a quadretti rossi. I capelli biondi e corti, con ciuffetti ribelli sempre appiccicati sulla fronte, accompagnati da due splendidi occhi azzurri, e il volto scarno e snello come un modello. Indossava l’uniforme della scuola: pantaloni, giacca e cravatta di colore scuro, anziché i soliti jeans scoloriti, scarpe tipicamente sportive e naturalmente la vistosa maglietta blu con su scritto SCACCO.

   Alex uscì di scuola (la secondary education) con la testa che gli girava. Sulla destra si affacciavano edifici uniformi e in strada l’aria era fresca. Svoltato l’angolo incontrò Maximilian, un ragazzo mingherlino e basso di statura della seconda D. Portava la sua cartella verde sulle spalle. Le scarpe di tela con i lunghi lacci neri danzavano sul suolo. Indossava pantaloni eleganti, classici, di un effetto cangiante, e una maglia di lana fuori stagione, non era ancora inverno e l’autunno brillava soddisfatto. I capelli castani e corti odoravano di shampoo.
   «Ciao» lo salutò.
   «Ciao Alex.»
   «Come ti butta?»
   «Così. E tu?»
   «Insomma. Ti sei cambiato i vestiti?»
   «Sì, ecco… mi piace la divisa, ma a volte non mi ci ritrovo dentro. Ho un’idea, sai? Verresti con me questo pomeriggio? Domani le lezioni finiranno tardi, e posso andarci oggi.»
   Non era proprio un amico stretto Maximilian, ma lo trovava un ragazzo interessante e intelligente.
   Si erano conosciuti nei bagni della scuola, e avevano subito stretto amicizia.
   «Dove?»
   «C’è un negozio di antiquariato in Baker Street, il proprietario è un certo Marcel.»
   «Francese?»
   «Credo di sì. Ma scusa, che importanza vuoi che abbia?»
   «Nessuna, appunto.»
   «Mi accompagneresti?»
   «Devo occuparmi di mia madre, non sta molto bene.»
   «Per favore.»
   «Ok. Ci vediamo alle 18.»
   «A quell’ora il negozio chiude. Ti aspetto qui verso le 17, d’accordo?»
   «Va bene. A dopo, ciao.»

https://www.youcanprint.it/fiction-fantasy-generale/gorfan-9788831656672.html

mercoledì 2 gennaio 2019

Videopoesie - Viaggio infinito - Non è mascara



Viaggio infinito

Cercherò un mondo nuovo
che racconta il suo segreto.
E lì
depositerò la mia anima,
che sarà la regina dei pianeti.
Per una luce ci vuole un’anima,
per un’anima un grande amore.
Partirò senza nave spaziale
con fantasia e realtà.
Creerò uno scrigno di legno
e sarà il custode dei miei voli infiniti.
Diventerà un eroe, nello spazio senza regole.
E nel mio viaggio vedrò lapilli di sogni
nel buco nero dell’universo.
E in quel tempo, rammenterò la nostalgica adolescenza.


Non è mascara

Mi alzo dal letto in lacrime,
mi sento sporca, colpevole.
Cammino dolorante verso il bagno
e accarezzo l’aria pesante che mi circonda.
Mi sento da fare schifo,
come una bambola spezzata
e contaminata da una bestia malata,
di un divertimento che non è mai stato per me.
Rivolgo lo sguardo verso la tavoletta del cesso
cercando una risposta
e trovo gocce di sangue,
rosse come il mio reggiseno.
Mi accorgo che sanguinano i capelli
e vedo delle macchie nere sul mio viso.
Non è mascara.

Elena Maneo presenta "Non è mascara" - poesia a tema contro la violenza sulle donne.

martedì 6 novembre 2018

Il ragazzo esiliato




La bellissima recensione del mio libro premiato "Il ragazzo esiliato" del giornalista, scrittore, musicista Gianfranco Iovino, che ringrazio di cuore.

PREMIO UNIVERSUM ACADEMY SWITZERLAND 2019, MEDAGLIA DEL CONGRESSO E DIPLOMA PER IL MIO LIBRO "IL RAGAZZO ESILIATO" #accademy #premio #narrativa






La recensione del mio libro "Il ragazzo esiliato" che ha ottenuto il PREMIO SPECIALE al concorso UNIVERSUM ACADEMY SWITZERLAND 2019

https://muatyland.com/2019/05/08/il-ragazzo-esiliato-di-elena-maneo/

Premio Universum Switzerland - Premio Speciale Medaglia della Presidenza Federale per il libro "Il ragazzo esiliato"



Ringrazio una mia amica per questo bel messaggio al mio libro "Il ragazzo esiliato" - youcanprint.it


Il ragazzo esiliato è un volume ricco di colpi di scena. Un thriller psicologico, nello stesso tempo, un giallo che narra la storia di un detective in cerca di una persona scomparsa.
Si ritroverà coinvolto in una storia macabra, ordita di leggende, luoghi, personaggi, alla ricerca di un giovane studioso scomparso. S’imbatterà nella leggenda del ragazzo esiliato.
Riuscirà il nostro protagonista ad abbattere la barriera di alberi, e trovare la persona smarrita?
Un libro suggestivo e coinvolgente, che affronta la violenza sui minori. Mistero e amore fanno da padroni. Un libro da leggere tutto d’un fiato.
 

Estratto dal libro

Una foglia si staccò da un ramo e veleggiò verso il vento, in un cielo chiaro e ricco di nuvole con forme simili a funghi. Nei giardini desolati, soli e spogli, i fili d’erba, incuranti del passo d’uomo, brindavano alla vita con gocce di rugiada.
Una donna uscì da una casa. Nell’odore del mattino iniziò a stendere la biancheria, raccogliendo ogni tanto una molletta persa e qualche foglia di troppo.
Il fischio di un treno in lontananza, che trasportava gente comune, portava via sogni appena nati. Un uomo passeggiava col cane, una ragazza camminava lungo la stradina che conduceva verso il parco pubblico. E poi una grossa macchina passò setacciando zone incolte e meraviglie della natura.
Il pavimento di parquet tremò.
Un urlo fece tremare le pareti color crema.
«Alzati! Deficiente, muoviti!»
Tutto sembrò traballare come una forte scossa di terremoto.
Il ragazzo vittima dell’offesa aprì gli occhi di scatto e si accorse che era già mattina. Il sole penetrava dalla finestra e rischiarava la cameretta. Sua zia lo stava scuotendo per una gamba. Cercò sul cuscino una risposta esemplare che giustificasse così tanta cattiveria, ma la federa non aveva niente da suggerirgli.
«Alzati, imbecille!» strillò ancora la zia.
Il ragazzo non protestò. Si alzò e si vestì. Udì i passi
frettolosi della zia raggiungere il bagno, poi l’ennesimo grido che lo intimava di fare in fretta, spaventandolo ulteriormente.
Seguì la zia nel garage, dove lo aspettava una lavata di testa con acqua fredda e del disinfettante per le mani.
«Guarda che schifo!» strillò la zia, mentre gli torceva un braccio, per pulire una macchiolina color caffelatte sulla pelle.
«Ahi!» si lamentò il povero ragazzo.
«Stai zitto!»
«Mi fai male!»
«Sei sporco!»
«Zia, non è sporco! È una voglia!»
«Ma zia e zia e zia! Sempre a lamentarti!» gridò la donna mollandogli uno schiaffo.
Il ragazzo arrossì di rabbia.
«Lo sai perché ti ho portato qui?»
Il ragazzo scosse la testa.
«Perché sei lurido e puzzi!» urlò la zia, prendendo da uno scatolone una copertina e un cuscino. «Questa sarà la tua nuova stanza da letto, chiaro? E quando avrai imparato a tenerti pulito, potrai tornare nell’altra stanza. Non ti chiuderò a chiave, ma non farmi pentire della mia scelta. Ora sistema il garage e poi potrai mangiare qualcosa.»
«Sì, zia» rispose il ragazzo, demoralizzato. Osservò la figura alta e robusta della zia uscire dal garage. Scalciava infuriata, mentre i capelli neri e lunghi dondolavano sulle spalle.
Il ragazzo pianse in silenzio mentre il pavimento oscuro del garage gli dava il benvenuto. Pareva una lapide finta, e dipinta da un maestro. Intorno regnava l’umidità e muffa. Decise che sarebbe fuggito.
E infatti, scappò.
Attese il momento più favorevole: il tramonto.
Quando arrivò, non perse tempo. Uscì dal garage facendo attenzione a non fare rumore, e poi prese a correre. Superò un passaggio a livello e si inoltrò in un piccolo bosco, avvertendo l’assenza di persone.
Indugiò, poi girò tra gli alberi scuri. Rivolse lo sguardo verso un sentiero e continuò la sua fuga. Lo accoglieva selva e insetti. E lì, sperduto e solo, fece una promessa a se stesso. Sarebbe diventato un investigatore privato, o un poliziotto, e avrebbe fatto arrestare persone cattive come la zia.
CONTINUA….
Immagine di copertina | © Elena Maneo
© Tutti i diritti riservati all’autore.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’autore.

























martedì 24 ottobre 2017

Premio "Scriviamo Insieme 2017"

La bellissima motivazione della giuria al mio racconto. Premio Scriviamo Insieme, 21 ottobre, 2017



Grazie di cuore alla giuria del premio e a tutta l'associazione di "Scriviamo Insieme", per questo prestigioso riconoscimento.
21 ottobre, Roma


domenica 1 ottobre 2017

Prigioniera


PRIGIONIERA - DI ELENA MANEO - CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, RECENSIONI, PREMI










Prigioniera, dipingo urla che muoiono tra le braccia del dolore.
Grazie al premio città di Pinerolo per il prestigioso riconoscimento e la motivazione alla mia opera PRIGIONIERA. Fede, amore, speranza, istinto di sopravvivenza!


Prigioniera, dipingo urla che muoiono tra le braccia del dolore.
Grazie al premio città di Pinerolo per il prestigioso riconoscimento e la motivazione alla mia opera PRIGIONIERA. Fede, amore, speranza, istinto di sopravvivenza!



Premio letterario Cinque Terre - Golfo dei poeti - Sirio Guerrieri 2019, segnalazione di merito per il libro "Prigioniera"
Ennesimo riconoscimento per il mio libro "Prigioniera", per combattere a colpi di versi quell'enorme dolore che serpeggia in tutto il mondo: la violenza contro le donne.



Recensione del poeta Giampaolo Pintore, libro Prigioniera, contro la violenza sulle donne.



In un periodo come questo, nel quale è un argomento sempre più discusso in tv e sui giornali, a causa dei numerosi fatti di cronaca, la lettura di poesie come queste ci fa sicuramente riflettere molto. Una lettura che consiglio a tutte le donne ma anche agli uomini, una lettura che andrebbe fatta anche nelle scuole per affrontare con i giovani un argomento così importante.



PREMIO LETTERARIO CITTÀ di SARZANA Patrocinio della Camera dei Deputati
TERZO PREMIO LIBRO EDITO PRIGIONIERA





"Ruggisce la pelle all’anima perduta
nel ventre di un unico pensiero:
liberazione". 
Da Prigioniera


Una grande sorpresa che arriva dall'altro giornale edizione Valpolicella. La bellissima recensione del mio libro Prigioniera di Gianfranco Iovino, (giornalista, scrittore, musicista e recensionista) che ringrazio di cuore.



Ricco di colpi di scena, accattivante, il volume è una raccolta di poesie che affronta in particolare il delicato tema della violenza contro le donne. Racchiude emozioni, racconta di speranza, ansia, sogno, prigionia, libertà e voglia di vivere. Include liriche vincitrici ai premi letterari.

giovedì 10 novembre 2016

La fiamma racchiusa nel ghiaccio





Terzo classificato al concorso  letterario "Portovenere - Golfo dei Poeti" sezione infanzia 2016


In procinto di visitare la bella città di Londra, il giovane Max stringe amicizia con uno strano personaggio amante di merendine all’olio di oliva. Lo sventurato visitatore è stato cacciato dal suo villaggio.
Una meravigliosa avventura di amicizia che a tratti commuove, arricchita di mistero, mostri e grotte. In questo nuovo straordinario fantasy per ragazzi e adulti, l’autrice di “I curiosi casi di Mazavara e Fiammabianca”, ancora una volta regala emozione, commuove e riesce a penetrare a fondo nell’animo umano.  

Titolo | La fiamma racchiusa nel ghiaccio
Autore | Elena Maneo
Immagine di copertina | © Elena Maneo
ISBN | 9788892638556
Prima edizione digitale: 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it

www.youcanprint.it

TRATTO DAL LIBRO

1 - Il bagno condiviso

GomePay era un piccolo paese situato a sud della capitale britannica. Ogni strada grigia racchiudeva una sua storia antica, dove immagini di donne e uomini erano rimasti a lungo a chiacchierare del più e del meno. Ancora si scorgevano le impronte delle scarpe, oramai gocce d’ombra. I marciapiedi avevano visto facce spente e solitarie, simili a maschere di plastica. Adesso, alcune di quelle stradine, erano chiuse al traffico per via di un terribile cataclisma. Ma c’erano i “guardiani”, alberi muti, a consolare gli abitanti, e naturalmente la natura, che svettava verso il cielo e sembrava un grande semaforo di color verde smeraldo. Tutto questo era GomePay.
Quel giorno gli uccelli in volo emettevano vagiti come se fossero fragili neonati. Le uniche vie rimaste, sfumate di ardesia, accompagnavano file di case graziose come damigelle in attesa del futuro principe azzurro. Ville e villette ornavano sentieri terribilmente stretti e lunghi. Bizzarri erano anche alcuni palazzi, contrassegnati da numeri, che sembravano formare un problema di matematica di livello superiore.
Max con una velocità impressionante posteggiò l’auto nel parcheggio indicato dall’usciere dell’albergo. Rimase per un po’ a osservare la sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore. Mostrava un giovanotto sereno, poco più di trent’anni, con qualche pennellata d’argento che coloriva le basette. Una capigliatura color castagna non aveva bisogno di gel o altri prodotti di bellezza per mantenere la piega sempre curata. Grinze sul volto lo rendevano affascinante e uomo maturo, e l’aria da bravo ragazzo, frenava la spavalderia di cui spesso si vantava. La fronte marcata e due occhi azzurrissimi con lunghe ciglia nere, che planavano su ogni brusco movimento della natura circostante. Spalle robuste, con la pancetta che ogni tanto si mostrava, specie quando indossava magliette strette. Dopotutto, l’uomo semplice e attraente in lui non si poteva lamentare di niente e l’età contava giusto quel tanto a definire i capitoli della vita.
Dopo essersi ammirato allo specchio, prese il suo gigantesco zaino e scese dall’auto. Immediatamente la frescura del luogo penetrò nei vestiti come granelli di sabbia, facendo rabbrividire la pelle liscia.
Sebbene fosse l’inizio di settembre, valutò che erano troppo leggeri per quella temperatura fredda e inattesa. Sua sorella Marta aveva preparato il bagaglio immaginando un clima molto più mite. Pazienza! Voleva bene a sua sorella, anche se era troppo pignola per certe cose.
Si aiutavano a vicenda, non conoscevano la parola litigio e si sostenevano nel momento del bisogno. Da ragazzini avevano condiviso giocattoli, dolciumi e cancelleria per la scuola, e alle volte facevano viaggi insieme per coltivare di più i vari aspetti culturali. E rammentando le tradizionali parate viste in varie città, si incamminò lungo il marciapiede.
All'apparenza sembrava tutto tranquillo: le vie carrozzabili, veicoli carmini, cani e gatti fare avanti e indietro. I luoghi di sosta per le auto erano tracciati da candide strisce bianche che davano un effetto quasi da video game. Le sagome dei palazzi torreggiavano sopra di lui, e accompagnavano grottesche ombre sul selciato, mentre cartelli segnaletici eclissati dagli alberi parevano nascondere un segreto. L’insegna di un bar, che pareva uscita dall’epoca degli anni cinquanta, lampeggiava. Un tombino in mezzo alla strada, al passaggio di ogni veicolo, produceva un rumore assordate, come lo scoppio di un palloncino. Aiuole costeggiavano case di un colore vivace, che rendevano più belle le strade desolate.
Un gatto attraversò di corsa le strisce pedonali e si dileguò dietro un bidone della spazzatura, un pezzo di carta era appiccicato sulla ruota di una macchina in sosta e una palla di plastica voltolava sul selciato.
Lungo una trentina di metri, dove vi erano in bella vista bar e negozi, torreggiava l’hotel Yoli. Era una struttura parzialmente nuova ed elegante. Un palazzo di quattro piani con grandi finestre a quadretti beige che da lontano assomigliava più a una tenuta signorile. Una fascia argentata lo incorniciava rendendolo quasi una cartolina illustrata.
Max raggiunse l’albergo e vi entrò con naturalezza.
Un tappeto scarlatto di velluto ricopriva la parte destra dell’entrata, mentre il resto nudo del pavimento di marmo lucido rifletteva l’ombra del suo cammino.
Un piccolo banco di legno pregiato sorgeva lungo la corsia. Elegante, raffinato, sfoggiava ninnoli, sonagli, portapenne di porcellana, fogli di carta, e un computer acceso mandava dei misteriosi bip.
Una signorina con una chioma riccia, si muoveva dietro il tavolo. Indossava un completo scuro, e una camicia bianca si scorgeva dalla giacca gessata. Gli occhi a mandorla verdi apparivano tristi e assenti, mentre piccole rughe rivelavano un’età matura.
«Salve, sono il signor Max Scotti.» Si avvicinò al tavolo della reception e appoggiò il bagaglio sul lucido pavimento.
«Benvenuto!» lo accolse la donna.
Max eseguì alcune cosucce come da regolamento alberghiero; quali il deposito del documento d’identità per la registrazione, la firma su moduli, eccetera. Poi gli fu assegnata una camera con bagno privato esterno e consegnate le chiavi di accesso.
«Non c’è un ascensore. La camera ventisei si trova al secondo piano a sinistra.» La concierge additò una gradinata, pallida come una bambola di cera.
«Grazie!»
«Nella stanza troverà delle bibite a temperatura ambiente e snack al cioccolato.»
Max ringraziò di nuovo, prese il suo modesto bagaglio e salì la scala. Il rumore dei suoi passi fluttuò nel silenzio e attraversò l’aria carica di elettricità. Raggiunse il secondo piano, dove su un corridoio vi erano due stanze con le porte chiuse immerse nel glauco della tappezzeria. Una doveva essere il bagno esterno.
Un piccolo portavivande era posto a lato destro e un quadrello appeso sulle pareti raffigurava posti architettonici. Una finestrella a fianco ai quadri diede il benvenuto alla sua timida figura. Notò che una delle porte a sinistra mostrava due numeri luminosi: il 2 e il 6.
Introdusse la chiave nella serratura ed entrò.
La cameretta era semplice, pulita e confortevole. Alle pareti erano appese delle locandine incorniciate dei film. Le pareti dalle sfumature di un grigio scuro parevano raccontare chissà quale vicenda complessa. Un armadio incassato al muro era di un bel color avorio lucido, e il letto singolo era coperto da una trapunta rossa. Un tavolo in pietra lavica arricchiva l’arredamento del locale. Su una mensola, accanto alla finestra, delle merendine confezionate troneggiavano come piccole principesse. La camera era comunque carina, anche se la finestra dava su un viottolo tetro. La viuzza metteva i brividi. C’erano sacchetti per l’immondizia dentro un cassonetto, che parevano un raggruppamento di zombie famelici.
Max appoggiò lo zaino sopra il letto e lo aprì. Prese vestiti, calze, magliette e slip. Sistemò le sue cose alla meglio, poi si affacciò alla piccola finestra che dava sul vicolo. Di certo non avrebbe passato l’intera vacanza chiuso dentro la stanza. Per prima cosa sarebbe andato a Londra per vedere lo Shard London Bridge, il famoso grattacielo situato a Southwark; un quartiere londinese nella parte sud della città, e per seconda cosa il British Museum. E poi, non poteva dimenticare di visitare le altre attrazioni turistiche: Buckingham Palace, Big Ben, Hyde Park e i vari musei di storia, d’arte e della scienza.
Purtroppo, l’interessante giro turistico era destinato a non realizzarsi. Una stanchezza improvvisa lo costrinse a rimanere a riposo. Forse il viaggio, l’ora o il cambiamento d’aria, chissà! Ma almeno il bagno, anche se esterno e piccolo, era dotato di accessori in omaggio ai clienti: saponette, shampoo, carta igienica, asciugamani. Il lavandino odorava di lavanda e lo specchio rifletteva una sequenza di numeri all’interno di un quadrato. Era il codice per la cassetta del pronto soccorso in caso di bisogno, scritto su di una lavagna appesa al muro. Il lampadario illuminava a malapena il pavimento piastrellato, scurissimo come la notte che venne.
Da qualche parte, nel buio, qualcosa mormorava e, per quanto si girasse e rigirasse nel letto, Max non riusciva a prendere sonno. Rumori provenivano anche dal bagno esterno, perdinci! E poi, verso le tre del mattino uno scoppio lo fece balzare giù dal letto. Un nuovo orribile crepitio arrivò dal corridoio di fuori.
In un primo momento pensò che fosse stata una lavastoviglie in preda a una crisi meccanica, poi il rumore dello sciacquone allontanò quell’idea assurda. Qualcuno stava usando il wc.
Premette l’interruttore della luce. Non amava certi chiassi nella notte. Rabbrividendo, s’infilò maglia, pantaloni e scarpe alla svelta. Aprì l’armadietto in cerca di qualcosa per difendersi, e afferrò una piccola asta appendiabiti di ferro. Prese le chiavi del bagno sopra il comodino e uscì dalla stanza.
La luce in corridoio era libera di illuminare anche il buco della serratura, e dalla finestra si scorgeva il cielo nero dell’ora notturna. Oramai il suo arrivo era un vago ricordo. Tragitti, itinerari, cartelloni stradali, paesaggi verdi e azzurri erano solo una lunga pagina stampata nella sua mente. E la notte invece era lentissima, declamava la sua presenza, affascinata dal colore che indossava.
Continuò a muoversi nel corridoio, verso la porta del bagno. Era vicina, davvero pochi metri, e incuteva angoscia, come un diabolico gioco virtuale.
A un tratto un altro rumore gli fece venire la pelle d’oca. Il panico lo schiaffeggiò come una sferzata di vento gelido, e il suo stomaco reclamò aiuto. Sentì gocce di sudore solcare la fronte e gli occhi bruciare, come se qualcuno gli avesse gettato addosso del detergente irritante. Ma per fortuna, anche se arrossati per la sonnolenza, i suoi organi visivi reagivano bene.
La porta era semiaperta, e questo gli fece aumentare i battiti del cuore. Entrò in bagno e accese la luce, che colpì uno strano e curioso personaggio.

https://www.youcanprint.it/fiction-generale/la-fiamma-racchiusa-nel-ghiaccio-9788892636712.html

sabato 24 gennaio 2015

Fiammabianca



  

Vincitrice della rassegna culturale “Emozioni di  colori e parole”, Fiammabianca è una favola moderna per ragazzi e adulti, dove non mancherà la lotta contro una misteriosa forza.
Giulia è una ragazzina dotata di un potere magico che viene costretta dal padre a frequentare una scuola specializzata. Comincia così l’affascinante avventura di questo libro, che porterà la nostra protagonista alla scoperta di un passato oscuro. 

http://www.youcanprint.it/autori/18071/elena-maneo.html#.VopYYfnhDIV 


Titolo | Fiammabianca
Autore | Elena Maneo
ISBN | 978-88-92649-65-1
Immagine di copertina | © Elena Maneo
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il
preventivo assenso dell’Autore.
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy
www.youcanprint.it
info@youcanprint.it


La partenza

Distinse immagini di una donna in fin di vita. Boccheggiava e muoveva le dita in modo enigmatico. Le gambe magre e rigide. E poi ci fu un urlo disperato.
“Non ricorderai nulla!”
Le braccia si allungarono come bastoni appendiabiti, e si trasformarono in un fuoco bianco che prese a volare come se fosse l’Araba fenice.
Giulia si svegliò nel cuore della notte, terrorizzata. L’incubo era tornato. Ed era tornato anche il ricordo della maestra della scuola elementare. Per molto tempo l’aveva trattata male, e lei si era lasciata trattare male. Aveva cercato di difendersi, ma invano. Molte volte l’aveva sgridata in uno stanzino scuro accusandola di essere una strega. E Giulia quelle volte aveva toccato con dita tremanti le sue amare e calde lacrime. Aveva chiesto al suo angelo custode che l’incubo della cattiva signora l’avesse lasciata in pace, ma l’aiuto non era mai arrivato. A tredici anni era abbastanza grande da superare le sue paure.
La triste ragazzina si mosse verso la finestra della stanza da letto. Una lacrima le rigò il bianco faccino. Contemplò l’unica stella brillare nel cielo della notte. Era bella. Una stella rara, proprio come lei, che luccicava ed era speciale. A scuola le amiche la prendevano in giro ma Giulia sapeva di essere un tesoro immenso e raro. E quando quelle ragazze l’avrebbero cercata con sincerità, avrebbero tentato di trovare un tesoro affondato ormai irrecuperabile.
Era un momento in cui voci oscure sussurravano cose semplici di vita e coraggio. Ma qualcosa di orribile stava per accadere. I suoi occhi colmi di lacrime che parlavano alle entità spirituali, così attenti alle doti extrasensoriali, lo percepirono. I suoi occhi penetranti e nerissimi che pensavano all’alba, al tramonto, all’amore, alla paura, alle ore, sprigionavano ardore. E il panico, proprio come un gatto, tirava fuori gli artigli.
La paura era sempre in agguato. Sentiva come se la paura fosse una bestia, un mostro nascosto che usciva all’improvviso per toglierle il respiro. Si sentiva come se fosse chiusa dentro una grande prigione, puzzolente, oscura e buia, senza finestre.
Capitava spesso di sentire il bisogno di amicizia; con un’amica o un amico avrebbe potuto superare qualsiasi cosa. Amicizia, una bellissima parola spesso abusata, e lei non avrebbe mai fatto cattivo uso se solo l’avesse avuta. Purtroppo, la maledetta scatola invisibile la intrappolava così all’improvviso le premeva contro sempre i soliti pensieri: la solitudine, dura e rigida. La paura felina, l’abbandono, il male e tante lacrime da versare in ogni dove.
Fuori in strada niente si muoveva, e di solito Giulia vedeva le auto sfilare una dopo l’altra con i volti dei bambini assonnati affacciati al finestrino dell’auto. La via era deserta e non c’erano cani randagi a zampettare sui marciapiedi. Non c’era la pioggia, il vento o la neve.
Distolse lo sguardo dalla finestra e scrutò a lungo la sveglia sul comodino.
“Che stupida” pensò fra sé. Erano le quattro del mattino e a quell’ora non passavano macchine o altre vetture. Qualche creatura notturna ogni tanto sorvolava la zona in cerca di un riparo, ma niente più. Le piaceva guardare cose semplici. Fece un sospiro, e si toccò i capelli rosso rame, mentre le piccole lentiggini sul naso risaltarono per un istante.
La stanza era poco ammobiliata, e l’unico oggetto carino era il comodino ricoperto da un centrino di pizzo bianco.
La ragazza prese dal cassetto una torcia elettrica e un piccolo volume di poesia rilegato e ben curato. Si sedette sul letto e lo aprì. Sulla prima pagina si mostrava una dedica che le piaceva tanto:

Alla mia cara Giulia
un abbraccio e una carezza
con tanto amore
da nonna Raffaella

Nonna Raffaella era stata una vera amica e le mancava molto. Richiamò alla mente il suo dolce sorriso, i capelli striati di argento e le mani amorevoli e fragili.
Le decorazioni di Natale fai da te e le torte al cioccolato erano un ricordo davvero dolce. Avevano scherzato, giocato, gonfiato palloncini e fatti scoppiare per ridere del botto. Ricordava la sua bontà e generosità. Rammentò gli occhi azzurri, i lineamenti marcati del volto, e si mise a piangere come una fontana. A quel ricordo le sue mani delicate presero fuoco. Due fiamme bianchissime, di puro candore, che parevano ali di un angelo. Lasciò immediatamente andare il regalo della nonna per paura di bruciarlo. Fissò le fiamme lattescenti muoversi come due drappi al vento. Le sue mani ridotte a un paio di lingue di fuoco latteo ormai non la spaventavano più. Un dono concesso da un misterioso angelo caduto dal cielo o una punizione da parte del diavolo? Di certo era una cosa straordinaria, anche se faticava a controllare quell’eccezionale potere.
Il fuoco bianco si manifestava all’improvviso, anche per una piccola emozione, e l’amore per l’amata nonna defunta era più di una piccola emozione.
Si alzò e si ricompose. Molto piano le fiamme svanirono lasciando visibili mani fragili e fanciullesche, che nella semioscurità sembravano guanti solitari.
Ascoltò in silenzio i rintocchi del pendolo in cucina, quando capì che c’era un altro rumore ad accompagnare il pezzo d’antiquariato di sua madre. Riconobbe i passi veloci di suo padre rimbombare sulle mattonelle del pavimento. Pochi istanti dopo la porta si schiuse e una nuvoletta di fumo vorticò per alcuni secondi nella stanza.
“Fiammabianca, sei sveglia?”
La ragazza sgranò gli occhi, col cuore che batteva forte nel petto. Suo padre era vestito di tutto punto, con una giacca purpurea che puzzava di vecchio. Chissà dove l’aveva raccattata! I capelli corvini con ciuffi ribelli che andavano in tutte le direzioni come se fossero stati soggetti alla tortura dell’elettroshock. La corta barba che gli incorniciava il mento appuntito lo faceva vedere un uomo autoritario che mostrava i suoi cinquant’anni di età.
“Che succede, papà?” chiese Giulia, preoccupata dal tono della voce del genitore. Cercò comunque di man-tenere la calma, sapeva che le fiamme bianche sarebbero apparse anche per l’agitazione e non doveva agitarsi.
“Fai la valigia e vestiti.”
“Perché?”
“Ti accompagno da una persona.”

CONTINUA...